Sentieri d’Africa: Namibia tra Dune, Canyon e Silenzi

Un itinerario di 22 giorni costruito per chi cammina davvero: tappe pensate con criterio, dislivelli ragionevoli, trasferimenti ben calibrati e lodge scelti per riposo di qualità dopo giornate piene. Si parte tra le dune rosse del Kalahari, al Kalahari Red Dunes Lodge, dove i primi sentieri scorrono tra erbe dorate e acacie. Il terreno è morbido, l’orizzonte ampio, l’andatura serve a sciogliere il viaggio dal corpo; il lodge accoglie con camere ariose e una cucina semplice e curata, perfetta per impostare il ritmo.

Si scende poi all’estremo sud, al Fish River Lodge: qui la vista si apre direttamente sul canyon, e i percorsi lungo il bordo alternano tratti rocciosi e balconi naturali. Le camminate sono nitide, ben segnate, con rientro in struttura per cene tranquille e un riposo vero. Dalle rocce del sud si vola al deserto più esclusivo: il Tok Tokkie Trails, nel NamibRand, è un’esperienza a piedi in piccoli gruppi, con guide esperte, letti sotto le stelle e percorrenze giornaliere intelligenti. L’essenza è nel passo costante: silenzio, luce, sabbia che cambia colore, servizio discreto che lascia spazio al paesaggio.

L’itinerario prosegue ai margini di Sossusvlei, al Desert Quiver Camp: base confortevole per esplorazioni mattutine tra dune e valli asciutte, con rientro nelle ore calde e ripartenze leggere nel pomeriggio. Poi arrivano due giorni al Naukluft Camp, casa del Waterkloof Trail: un anello tecnico quanto basta, con guadi, pietra viva, piscine naturali e panorami che ripagano la salita. È trekking autentico, ben segnalato, con soste studiate sui punti d’acqua.

La costa porta respiro diverso a Casa al Mare, a Swakopmund: sabbia umida, aria salmastra, passeggiate in spiaggia e, per chi vuole, tratti di corsa su piste compatte. Si rientra nell’interno verso il Brandberg White Lady Lodge, dove le gole granitiche e i sentieri verso le pitture rupestri offrono camminate asciutte e chiare, tra sole pieno e ombre corte. Il passaggio al Twyfelfontein Adventure Camp aggiunge incisioni rupestri, letti di fiume in secca e formazioni di basalto: giornate che alternano archeologia a sentieri di pietra, con rientri essenziali e serate sotto un cielo pulito.

Il cuore escursionistico del viaggio si compie all’Etendeka Mountain Camp: qui si cammina nelle propaggini delle Etendeka Terraces e sulla catena del Grootberg, tra colate di lava antiche, colline di pietra e una wilderness che resta addosso. Le uscite si modulano tra 20 e 80 chilometri cumulati nell’arco di più giornate, sempre con guide attente, soste d’acqua e rientri sicuri. Si torna poi alla savana di Etosha con la notte al Dolomite Resort, nella zona occidentale del parco: meno traffico, più silenzio, sentieri per leggere il paesaggio e safari che spezzano il ritmo del trekking. Sul lato orientale, Onguma Bush Camp aggiunge comfort e piscine utili a sciogliere le gambe, con passeggiate leggere all’alba e al tramonto e uscite di osservazione ben gestite.

La chiusura è al Waterberg Valley Lodge, ai piedi del plateau: piste rosse, falesie vegetate, salite regolari che offrono l’ultimo sforzo e le ultime viste ampie. È un finale coerente: il plateau come palcoscenico, i sentieri che si allungano ancora un po’, il respiro che si fa lento e profondo. In tutta la rotta, i lodge privilegiano camere funzionali, acqua e pasti pronti al rientro, staff abituato a camminatori che chiedono orari elastici e indicazioni pratiche. Il risultato è un viaggio che mette al centro il passo: dal Kalahari al NamibRand con il Tok Tokkie, dal Waterkloof del Naukluft alle terrazze dell’Etendeka, fino al Waterberg. Natura vera, logistica pulita, giornate piene e notti che ricaricano: la Namibia a piedi, come deve essere.